UE e Azerbaijan vicini all’accordo per il raddoppio del gasdotto Tap. Alti i rischi per la sicurezza

La commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson : “La situazione si sta deteriorando, rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti mai così alti, a luglio piano di riduzione della domanda”.
“Abbiamo da poco firmato accordi con la Norvegia e con Egitto e Israele per sfruttare il potenziale energetico del Mediterraneo orientale e un altro accordo, che preparerà il terreno per il raddoppio della capacità del Trans Adriatic Pipeline, è in corso di negoziazione con l’Azerbaijan”. Lo ha rivelato la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson.
Mentre i media e i politici definiscono l’oleodotto come un risparmio, perché dicono che ci renderebbe meno dipendenti dalla Russia, vari elementi sembrerebbero smentire questa convinzione: Lukoil, colosso russo dell’industria fossile, è infatti il secondo maggiore azionista dello Shah Deniz , quello da cui ha origine TAP.

Ma non è tutto: Russia e Azerbaigian sono paesi legati da stretti rapporti di partenariato economico, in cui il settore energetico è tutt’altro che trascurabile.

Restano inoltre gli strascichi giudiziari nati 5 anni fa, il 17 marzo 2017, quando Tap AG, il consorzio che realizza l’oleodotto che parte dall’Azerbaigian e sbarca nel Salento, iniziò ad espiantare decine di ulivi, dopo aver recintato l’area di San Basilio a San Foca, marina di Melendugno (Le). In quel marzo di cinque anni fa, fu immediata la reazione spontanea di migliaia di cittadini che si precipitarono a fermare i lavori e ribadirono la loro legittima opposizione a un progetto imposto dall’alto. Migliaia di persone che furono respinte da un cordone di forze dell’ordine schierato a difesa di una multinazionale privata.
Una grave opacità legata all’opera che ha dato vita anche a un intricato racconto processuale tuttora in corso (la prossima udienza contro i vertici TAP indagati per reati ambientali, è prevista, dopo diversi rinvii, per luglio 2022 con l’audizione dei testimoni contro il imputati).