Petrolio: l’Azerbaijan già copre il crollo di import dalla Libia
Roma – A preoccupare il mercato degli approvvigionamenti energetici in questi giorni è sicuramente il riaccendersi degli scontri in Libia, uno tra i principali produttori di greggio. Questo anche se sullo sfondo ci sono contestualmente altri motivi di allarme, di segno ribassista per i mercati petroliferi. Le guerre commerciali, come quella sui dazi tra USA e Cina, con le relative ritorsioni, la crisi dei mercati emergenti, che ha fatto crollare le valute di molti Paesi come Argentina e Turchia ( trai casi più eclatanti) con una svalutazione di oltre il 30% nell’ultimo mese, sono indicatori che giustificano le preoccupazioni anzidette.
In Italia però, come si apprende da una nota dell’agenzia di stampa AdnKronos, le importazioni di greggio dall’Azerbaigian compensano il calo delle importazioni dalla Libia. A luglio, infatti, secondo quanto emerge dai dati dell’Unione Petrolifera (Up) le minori importazioni dalla Libia (-37,8%) sono state compensate in particolare dai maggiori arrivi dall’Azerbaijan (+32,2%) che ha abbondantemente superato gli 1,234 milioni di tonnellate contro oltre 933 mila tonnellate a giugno. L’Azerbaihan si conferma il primo paese fornitore dell’Italia con un peso del 17,9%.
Il Medio Oriente rimane invece la principale area di provenienza con un peso del 39,4%.
Complessivamente nei primi sette mesi del 2018 sono stati importate oltre 36 milioni di tonnellate di greggio (-3,6%), da 25 Paesi diversi e per 80 qualità, a conferma dell’ampia flessibilità del sistema della raffinazione nazionale nelle possibilità di approvvigionamento.
RED